Il Cotonificio Bernocchi, una delle più grandi industrie tessili italiane, nacque nel 1868 in località Gabinella a Legnano come lavanderia con candeggio grazie a Rodolfo e Giuseppe Bernocchi. Nel 1891 Antonio Bernocchi (che diventerà anche Senatore del Regno), insieme ai fratelli Michele e Andrea trasformò l’attività artigianale del padre Rodolfo nella ‘Società in nome collettivo F.lli Bernocchi di Rodolfo’, ampliandone il candeggio, la tintoria e la tessitura e adeguando il processo di tintura, mentre il candeggio di Giuseppe Bernocchi nel 1906 veniva acquisito dalla Mottana & C., dall’altro lato del fiume, specializzandosi nella tintura tessile. 

Nel 1903, in corrispondenza di un cambio societario (Antonio Bernocchi e F.lli) ci fu un’ulteriore espansione dell’azienda, con la costruzione di nuovi e moderni fabbricati lungo la sponda occidentale del fiume Olona: qui si svolgevano le fasi di lavorazione bisognose d’acqua come  tintoria, candeggio, stamperia e finissaggio tessuti, mentre filatura e tessitura erano decentrate in sedi distaccate connesse alla casa madre (Cerro Maggiore e Carate Brianza per la filatura; Nerviano e Angera per la tessitura). 

Gli edifici industriali, di semplici e imponenti linee architettoniche chiusi da alte mura, erano caratterizzati da coperture a shed sorrette da colonnine in ghisa, facciate in mattoni a vista con aperture ad arco ribassato in cui comparivano citazioni storiciste – che caratterizzeranno tutti gli interventi successivi – ispirate alla “tradizione del Quattrocento lombardo”, come oculi e cornici in cemento decorativo, bifore e colonnine binate. L’unica costruzione affacciata sulla strada pubblica era quella destinata a portineria e uffici, realizzata nel 1903 su progetto dell’ing. Luigi Prandoni, originariamente a due piani (sopraelevata nel 1925), con torrette e colonnine agli angoli, internamente “abbellita con stucchi, decorazioni ed arricchita da dipinti e arazzi nelle sale di rappresentanza e negli uffici direzionali, cui si accedeva mediante un’imponente scalinata”.

Nel primo dopoguerra l’azienda, divenuta Società Anonima Bernocchi, conobbe un nuovo periodo di espansione, acquistando una filatura a Cogozzo Val Trompia e una filatura e tessitura a Besnate, mentre a Legnano “possedeva 135.000 fusi, 30.000 di ritorcitura, 2.800 telai”: esempio di modernissima azienda cotoniera aveva “un grande perfetto stabilimento, tecnicamente attrezzato secondo le più moderne esigenze”. Ad opera dell’impresa F.lli Gnocchi furono ampliati gli edifici esistenti e aperti nuovi reparti, con fabbricati sempre più moderni e funzionali, connessi da passaggi sospesi in ferro e gallerie coperte, nei quali, semplificandoli, si replicavano i motivi architettonici originari. Nelle vicinanze della fabbrica, tra via Roma e Cavour, l’ing. E. Fraguglia progettò invece la villa padronale (oggi biblioteca civica), i villini per gli impiegati e le ville per dirigenti, oltre alla scuola professionale Bernocchi e un teatro per la città, mai realizzato. 

A causa dei forti mutamenti del mercato mondiale del tessile e della tintoria, però, l’azienda non superò la crisi del settore nel secondo Dopoguerra, chiudendo definitivamente nel 1971, quando fu messa in liquidazione. 
Oggi molti edifici produttivi sono abbandonati o sono stati demoliti, seppur permangono la palazzina uffici e porzioni di facciate storiche di pregevole fattura lungo il fiume o verso corso Garibaldi, mentre alcuni fabbricati sono utilizzati con funzioni diverse (tra cui una banca nell’ex spaccio tessuti, un birrificio e attività artigianali), mantenendone viva la memoria, in attesa di una definitiva riconversione dell’area, che si auspica il più conservativa possibile.

Patrizia Dellavedova

La collezione Bernocchi